Esistono in commercio molti tipi di lenti da vista, esse sono costruite per correggere i difetti visivi e sono state studiate lenti appositamente per i vari tipi didifetti ed anche per la loro gravità. I materiali impiegati per le lenti da vista si dividono in due grandi categorie:
Vetro
Queste lenti possono rompersi facilmente per un urto. Le superfici resistano ai graffi, è difficile rovinarle. Sono pesanti g/cm3 2,60, sono sottili avendo un indice di rifrazione n 1,525. Non hanno protezione ai raggi ultravioletti.
Materiale organico o plastico
Queste lenti resistono agli urti, non si rompono facilmente. Le superfici resistono poco ai graffi, si rovinano facilmente. Sono leggere g/cm3 1,32. Sono più spesse avendo un indice di rifrazione n 1,502. Hanno una buona protezione ai raggi ultravioletti.
Conoscendo le proprietà di questi materiali, si sono studiati nuovi composti, partendo da quelli noti, con lo scopo di ottenere caratteristiche di sempre maggior resistenza, sottigliezza e leggerezza. La resistenza agli urti è stata ottenuta sulle lenti in vetro con un trattamento termico che, rendendo il vetro temperato, ne aumenta la resistenza.
Un metodo più sicuro contro l'eventualità di rottura è dato dalla costruzione di un sistema di due lenti unite da uno strato plastico che permette a tutte le parti della lente di restare unite in caso di rottura.
La resistenza ai graffi sul materiale plastico è stata ottenuta con un bagno particolare delle lenti o indurente che permette alle superfici una maggior durezza.
La Sottigliezza e leggerezza si sono ottenuti aumentando l'indice di rifrazione del materiale trasparente: per il vetro è stato possibile passare da n 1,525 a 1,600 1,700 1,800 1,900; per il materiale plastico da 1,502 a 1,560, 1,600, 1,670.
Ciò ha permesso di costruire lenti sottili anche per poteri forti, inoltre una costruzione particolare delle lenti chiamate asferiche permette di ottenere ancor più sottigliezza ed estetica del viso.
Per attività estreme, quando esiste un grande rischio di rottura delle lenti, è stato studiato un materiale "policarbonato" molto resistente agli urti; anche su questo materiale, per la resistenza ai graffi, viene effettuato un bagno delle superfici per indurirle.
Le lenti oltre ad assorbire la luce la riflettono, ed è il caso anche di quelle da vista o da sole, cioè la luce vi passa attraverso ma una parte di essa viene riflessa verso gli occhi diventando disturbante.
Per superare questo problema sono stati studiati dei trattamenti sotto vuoto delle superfici delle lenti affinché venga ridotta la riflessione della luce delle superfici e quindi sia aumentata la trasparenza delle stesse e migliorata la visione. Questi trattamenti detti "antiriflesso" sono effettuabili su tutti i tipi di materiali, essi sono molto utili nella guida particolarmente notturna, per il lavoro al computer, ed in tutte le situazioni nelle quali sia richiesto un forte impegno visivo.
Per vedere bene è necessario che le lenti siano sempre ben deterse, per favorire questa situazione esiste un trattamento delle lenti detto antimbrattante che favorisce la pulizia delle stesse e ne riduce l'appannamento.
Con questi stessi materiali abbinati ad agenti portatori di fotocromatismo è possibile ottenere lenti da vista e da sole ovvero lenti fotocromatiche che hanno la possibilità di cambiare colorazione in base all'intensità della luce solare. Queste lenti sono chiare alla sera, all'imbrunire o con cielo nuvoloso e diventano sempre più scure più il sole è intenso. Le lenti fotocromatiche esistono nelle colorazioni: marrone, grigio, verde ed altri colori di moda. Esse sono molto utili nella stagione estiva perché può essere utilizzato un unico paio di occhiali per tutte le occasioni.
Con il materiale plastico è stato possibile costruire delle lenti da vista polarizzanti adatte, con l'intensità della colorazione più chiara, al lavoro ai videoterminali e, con le tonalità più scure, all'aperto nelle giornate di intenso sole.
Esse, polarizzando la luce, la orientano rendendo più facile la percezione.
Le lenti polarizzate:
CENTRATURA DELLE LENTI CON VISIO OFFICE 2
Molti credono che, perché un paio di occhiali da vista possa considerarsi perfettamente eseguito, sia sufficiente che le sue lenti corrispondano alla ricetta (sempre che questa, ovviamente, sia giusta).
Non è affatto così: in tutti casi, la centratura delle lenti è importante quanto il loro potere e, in alcuni casi, addirittura di più.
Una volta, l'unica variabile presa in considerazione era la cosiddetta "distanza interpupillare" (DI), cioè la distanza tra i centri delle due pupille. Si calcolava una differenza standard tra la DI per lontano e quella per vicino, e l'altezza dei centri rispetto agli occhiali veniva decisa anc'essa con un criderio abbastanza arbitrario.
La videocentratura computerizzata
In realtà, oggi sappiamo che le cose sono molto più complicate.
La semplice DI, infatti, non basta a centrare correttamente le lenti rispetto alle pupille, dato che spesso i due occhi non risultano affatto equidistanti rispetto al centro del setto nasale, al quale corrisponde il centro della montatura: così, una DI di 62 mm. può significare che i centri delle due pupille si trovano ognuno a 31 mm. dal centro del setto nasale, ma anche che uno è a 32 e l'altro a 30, o uno a 29 e l'altro a 33 (e non stiamo considerando i decimi di millimetro).
Qualcuno potrebbe pensare che tutta questa preoccupazione per 1 o 2 millimetri si in fin dei conti un eccesso di pignoleria. Beh, non è affatto così.
In realtà, la centratura è tanto più importante quanto più alta è la qualità delle lenti. Le lenti di qualità elevata, infatti, oggi hanno quasi sempre una delle due superfici asferiche, cioè di potenza decrescente dal centro verso la periferia.
Negli occhiali montati con queste lenti la centratura dev'essere rispettata con una precisione ALMENO al millimetro: è la perfezione della centratura stessa, infatti, che fa sì che l'effetto correttivo delle lenti sia costante in tutte le posizioni di sguardo. Con una centratura errata, gli occhiali si comportano, invece, come se la loro gradazione variasse, anche se di pochissimo, a secondo di come si sposta lo sguardo.
In questi casi, inoltre, è importantissima, oltre alla centratura orizzontale, anche quella verticale: l'effetto correttivo varia, infatti, a seconda della distanza della lente dall'occhio e dalla relativa inclinazione; misurazioni, queste, non semplicissime da eseguire con righelli e inclinometri più o meno precisi.
I progressi della tecnologia informatica oggi ci permettono di misurare tutte le variabili di cui sopra con la precisione del decimo di millimetro: un sofisticatissimo software collega un PC ad una colonna dalla quale due telecamere riprendono il soggetto di fronte e, grazie ad uno specchio laterale, a 90°. Il software, una volta riprese le immagini, è in grado di misurare con precisione la distanza occhio-lente, l'inclinazione della montatura, l'esatta posizione di ogniuna delle due pupille rispetto alla montatura stessa.